Taraxacum officinale

Il taràssaco è una pianta erbacea, officinale e perenne, appartenente alla famiglia delle Asteraceae. Cresce praticamente ovunque a livello spontaneo, dal mare alle zone montane fino ai 1700 m. È comunemente conosciuto con diversi nomi tra i quali: soffione, dente di leone, dente di cane, cicoria selvatica, pisciacane ecc. Spesso varietà infestante, si può vedere anche in città, nelle aiuole incolte o addirittura lungo le rotaie dei tram. Può raggiungere un’altezza compresa tra i 15 e i 40 cm, con radicea fittone verticale, le foglie, aderenti al suolo e raccolte in rosette, sono lanceolate oblunghe con margini dentellati. La fioritura di colore giallo inteso è generalmente primaverile ma, se il clima estivo gli è favorevole, può protrarsi anche fino in autunno. Da ciascun fiore si origina un frutto secco provvisto del caratteristico pappo, volgarmente chiamato ‘soffione’, che agevola la dispersione del seme per mezzo del vento.

Raccolta e conservazione

Le foglie, da consumare fresche, si raccolgono in primavera prima che compaiano i bottoni floreali. Sarebbe opportuno reciderle appena sotto il colletto basale in modo tale che possano facilmente rigermogliare. La radice può essere raccolta sia in autunno sia in primavera, preferibilmente prima della fioritura e quando il terreno, umido e soffice, facilita l’operazione di estrazione. La radice valavata, tagliata a fettine e fatta essiccare.

Proprietà terapeutiche e benefici

Depurative, toniche, colagoghe, diuretiche, eupeptiche, amaro-toniche, lassative.

Curiosità

Il nome tarassaco proviene dal greco tarakè "scompiglio", e àkos "rimedio" in riferimento alle proprietà officinali dei succhi lattiginosi del rizoma. Il nome volgare "piscialetto", invece, sembra derivare dalle riconosciute proprietà diuretiche.

Uso in cucina

I nostri consigli per ricette sane e gustose

Considerata spesso poco più che un’erbaccia infestante il tarassaco offre invece una molteplicità sorprendente di impieghi in cucina. In primavera le foglioline più tenere possono essere consumate crude in insalata, sia da sole sia in misticanza, mentre quelle più tenaci si possono preparare lessate e condite, ripassate in padella oppure unite a gustose frittate. Può essere usato in sostituzione del radicchio risultando peraltro più saporito di quest’ultimo. Anche le radici si possono consumare fresche, grattugiate, oppure previa bollitura e poi condite con olio e limone, passate in padella, o ancora ridotte in purea o al forno. Sempre dalle radici, questa volta tostate, per lungo tempo si è preparato a una bevanda sostitutiva del caffe al pari di quanto veniva fatto con la cicoria. Infine si possono utilizzare anche i fiori, dapprima allo stadio di boccioli, conservati sott’olio o sott’aceto e consumati esattamente come accade per i capperi, oppure a completa apertura della corolla, fritti in pastella, triturati come condimento per la pasta o perarricchire le insalate. Sempre dai fiori è possibile ottenere una particolarissima gelatina dolce, chiamata erroneamente miele o più propriamente marmellata di tarassaco. Le ricche fioriture del tarassaco, infine, sono di rilevante interesse ecosistemico in quanto riforniscono le api di grandi quantità sia di polline sia di nettare.